URBAN DESIGN LAB IUAV 
DOCENTI: Carlo Federico dall'Omo, Matteo Rossetti
con Emanuele Di Iorio, Emanuele Perin, Valerio Romano
Il racconto grafico-comunicativo
Una valigia piena di storia, una moodboard narrante.

Questo progetto grafico comunicativo vuole raccontare in modo atipico la storia e l'urbanistica di una città: Santiago del Cile.
Una vecchia valigia dimenticata nasconde un racconto fatto di storia, mentre le fotografie di una città mostrano le profonde contraddizioni politiche, economiche e sociali.
Uno scrigno di legno racchiude la fragilità di un racconto diretto, universalmente accessibile e interattivo. Una fruizione del contenuto traducibile come moodboard narrante, che chiede di essere interpretata anche con un gesto colorato, possibilmente di rosso, blu o bianco. Un racconto che parte dal triangolo di fondazione fino ai giorni nostri.
Una valigia che racchiude il senso di una città che guarda al futuro con speranza e non con rassegnazione, testimonianza della citazione di Luis Sepulveda, "todo pasa muy rápido porque la furia del cielo es asi".

Un progetto in copia unica battuto interamente a macchina da scrivere con una Olivetti 45 j studio su carta 90 g/m2 n01 , e rismacqua 120 g/m2 rosso. L'assemblaggio senza colla e l'invecchiamento della carta sono avvenuti interamente a mano senza l'utilizzo di prodotti chimici. Sono stati adoperati materiali non cartacei quali feltro adesivo, feltro, fermagli, graffette, spago, fermacampioni, mollette, pastelli a olio.
Il padiglione
Il divario sociale rappresentato tridimensionalmente.

Accanto al racconto storico-urbanistico di Santiago del Cile, è stato ideato anche un padiglione che rappresenta simbolicamente la città, vuole sottolineare l’aspetto socio-economico che divide in due il paese da ormai parecchi decenni. Tramite gli interni domestici viene raccontato il divario sociale tra ricchi e poveri.
Dall’esterno il padiglione si presenta come una struttura minimale, un incastro di volumi pieni in cemento armato. Poche e semplici linee ortogonali ne disegnano la geometria. Lo stile architettonico si rifà direttamente all’ UC Anacleto Angelini Center, progettato nel 2011 dall’architetto Alejandro Aravena. Un’ architettura che spicca rispetto agli altri edifici contemporanei in acciaio e vetro, per le sue marcate differenze estetiche e costruttive. 
Il padiglione è diviso in due sale
Si entra dapprima in quella che vuole essere la rappresentazione di un salotto del ceto borghese. La luce naturale inonda completamente lo spazio, rendendolo luminoso e accogliente. Un elemento specchiante nero sulla parete di fondo, caratterizzato da due pareti vetrate, divide in due questo spazio e sembra quasi stonare stilisticamente con il resto. 
Con cadenza regolare le due superfici vetrate si aprono permettendo al fruitore di entrare nell'altro lato del padiglione.
Appena si entra il fruitore è immerso in uno spazio angusto, più basso rispetto al precedente e scarsamente illuminato. Quando le due pareti si chiudono, ci si accorge che la superficie specchiante è in realtà uno specchio unidirezionale sul quale sono state serigrafate in sintesi le ragioni storiche di questo profondo divario socio-economico. 
Il ceto borghese per decenni ha fatto finta di non vedere le difficoltà del ceto meno abbiente, mentre quest’ultimo si è impoverito sempre di più mentre assisteva al progressivo arricchimento più o meno illecito e immorale della classe dirigente. 
Da qui la metafora della divisione tramite lo specchio unidirezionale, e la presunta “cecità” della ricchezza.
La parte rappresentante la povertà è caratterizzata da un muro in mattoni, muro frangifiamma, spesso utilizzato per dividere le case popolari. L’arredamento è povero e il materiale utilizzato per la maggiore è il legno. Le superfici sono spoglie e fredde. Quello che colpisce è che se a livello di metratura, nella parte rappresentante la ricchezza avevamo solo un salotto, nella parte povera abbiamo una casa intera, con salotto, cucina e zona letto
Questo padiglione vuole smuovere la coscienza di chi lo visita, facendo vivere in prima persona un’esperienza contrastante tra ricchezza e povertà

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